Abbiamo bisogno di una banca che scommetta sul territorio

Operazioni tecniche per perfezionare il passaggio da Banca Tirrenica ad Ubi Banca da parte di imprese e cittadini: tante le comunicazioni relative alle nuove coordinate bancarie che gli uffici CNA stanno gestendo per conto delle aziende in vista della fusione per incorporazione che si completerà il 27 novembre.

«Su 2500 imprese amministrate, la modifica dei codici Iban interessa un terzo di esse – dichiara la Presidente CNA Arezzo Franca Binazzi – circa 900 imprese, per lo più di piccole dimensioni, che dovranno adesso interfacciarsi con il nuovo istituto di credito, il terzo gruppo bancario italiano. In una fase economica che resta delicata, i nostri artigiani hanno bisogno di una banca compenetrata nell’economia locale e di non temere che una struttura così grande significhi lontananza e distacco rispetto alle esigenze del territorio.
Si sa, il credito per l’economia è come il combustibile per l’auto – continua la Presidente CNA – senza non ci si muove. Eppure, da un’indagine del centro studi CNA emerge che nel 2016 i prestiti alle piccole imprese sono calati del 2,6%. La timida ripresa riguarda le aziende con più di 20 addetti; al dì sotto di questa soglia ci sono buona parte delle imprese che noi amministriamo per le quali la stretta creditizia, anziché allentarsi, ha continuato ad irrigidirsi. Nonostante i dati positivi sulle sofferenze, la raccolta che migliora, gli interventi della BCE. Allora se non c’è un problema di provvista e la rischiosità è in calo, alle imprese che succede? – si chiede Franca Binazzi – Succede, come detto, che perdurano forti criticità nell’accesso al credito, sempre più selettivo, e a pagare questa selezione sono innanzitutto i piccoli imprenditori.
Il nostro messaggio ad Ubi Banca è semplice: nessuna impresa può lavorare senza il pilastro del credito e senza imprese non c’è ripresa. Dagli incontri avuti coi nuovi vertici è emersa piena disponibilità e spirito collaborativo per creare condizioni e trovare soluzioni. Abbiamo bisogno di una banca che scommetta su Arezzo, che mantenga il ruolo di banca dell’oro come partner fondamentale di un territorio a forte specializzazione orafa. L’artigianato, nel suo complesso, ha pagato e sta pagando più di altri gli effetti della crisi, ed è davvero difficile pensare che la ripresa della nostra economia possa prescindere dal sostegno finanziario ad un comparto tanto importante per il sistema produttivo».