In: ARCHIVIO COMUNICATI

L’analisi TREND sui dati contabili delle aziende fino a 10 addetti

L’indagine congiunturale “Trend”, con cui CNA Toscana in collaborazione con ISTAT analizza i dati della contabilità di migliaia di micro e piccole imprese della regione, consente di effettuare un monitoraggio significativo dell’andamento di questa parte significativa dell’economia toscana. L’indagine “Trend” infatti comprende tutto il mondo della micro e della piccola impresa fino a 10 addetti, con una ‘copertura’ settoriale dei dati che, rimanendo completa sulle costruzioni, offre un’osservazione approfondita dei principali settori tipici della manifattura toscana e di un insieme significativo di servizi.

ALCUNI SEGNI POSITIVI: TEMPORANEO RIMBALZO TECNICO O INIZIO DI UNA RIPRESA? Il responso più atteso dall’analisi che oggi presentiamo e che riguarda la prima parte del 2015, è relativo alla presenza o meno di una ripresa. In ambito nazionale una svolta nel ciclo economico si è comunque verificata: a livello macro-economico aggregati come il PIL ed i consumi sono tornati a crescere e diversi settori, incluso quello immobiliare, hanno mostrato timidi segnali di ripresa. Ma non tutti vedono il bicchiere pieno o mezzo pieno. Tra i pessimisti – o più semplicemente ‘attendisti’- troviamo sicuramente una bella frotta di piccoli imprenditori toscani.
Nel primo semestre 2015 i conti e le stime evidenziano, per la piccola e micro impresa toscana, più di qualche luce: i ricavi segnano una variazione tendenziale finalmente positiva, anche se solo del +0,3%, insieme alle retribuzioni (+0,6); si incassa un segnale incoraggiante per le costruzioni e per i servizi. Ma si osserva anche un rilevante cono d’ombra: la perdurante contrazione degli investimenti unita ad una contrazione dei consumi aziendali. In altre parole, non siamo ancora di fronte ad un quadro di segnali sufficientemente robusti, concordanti e positivi che possano confermare la svolta del ciclo ed il definitivo superamento della crisi per la piccola impresa della nostra regione.
Del resto, anche a livello di contesto economico complessivo, vi è stata un’evoluzione articolata e contradditoria: da un lato il rallentamento dell’economia mondiale e quello di alcuni colossi del mercato internazionale (es. Brics), dall’altro il miglioramento del clima di fiducia a livello nazionale, suffragato appunto da un’inversione di tendenza in molti aggregati macro-economici.

I SETTORI. Si spiega forse così la congiuntura positiva, a livello di ricavi, di costruzioni e servizi (rispettivamente 1,4% e 1,1%), con buone performance dei trasporti e dei servizi alle imprese, entrambi + 1,8% ed orientati al mercato interno. Andamento abbastanza deludente della moda (pelle-calzature -5,4% e tessile-abbigliamento -6,4%) più in generale del comparto manifatturiero (-1,1%), se si esclude la metalmeccanica (+3,9%) e l’alimentare (+1,6%).
Se quanto evidenziato finora nella prima parte del 2015 fosse confermato anche nei periodi successivi e nel 2016, si potrebbe parlare di un superamento della fase acuta di crisi, ma non di avvio di un nuovo ciclo di sviluppo: la scarsa dinamicità del manifatturiero, insieme la bassa propensione agli investimenti, sono ipoteche troppo pesanti per intravedere la base di una crescita robusta e continuativa. Inoltre la stessa ripresa delle costruzioni e dei servizi è di fatto per ora solo un parziale recupero di quanto perso nel 2014.

I TERRITORI. La situazione è tutt’altro che omogenea nelle varie aree della nostra regione. A livello territoriale si riscontrano differenze importanti dovute sia alla diversa specializzazione e struttura produttiva a livello locale, sia ad andamenti di settore/mercato che variano da luogo a luogo. In termini di congiuntura complessiva spiccano le performance negative sui ricavi di province relativamente manifatturiere quali Prato (-0,6), Pistoia (-3,8) ed Arezzo (-4,6), a fronte di risultati positivi di territori più orientati alle costruzioni e/o ai servizi quali Grosseto (+1,4), Pisa (+0,7) e Livorno (+5,1). D’altra parte, questa non è l’unica chiave di lettura: il ‘mix settoriale’ (manifatturiero vs. servizi e costruzioni) spiega solo una parte dei differenziali; non spiega ad esempio la performance molto positiva di Lucca (+5,3) dove proprio il manifatturiero ha presentato un andamento molto incoraggiante dei ricavi (in particolare metalmeccanica) o la contrazione di Massa Carrara (-3,0), dovuta alle flessioni di costruzioni e servizi. L’andamento di Firenze, infine, è molto simile a quello regionale: una crescita moderata dei ricavi complessivi (+0,8) quale risultato di un andamento positivo di costruzioni e servizi e di uno negativo del manifatturiero (sul quale ha pesato la contrazione della moda e della pelle in particolare).
Il 2015 ha portato risultati migliori rispetto alle premesse negative di fine 2014. Sembra che ci sia stata una svolta rispetto al trend declinante che ha caratterizzato il 2014 e più in generale tutto il triennio 2012/2014. Complessivamente nel primo semestre 2015 la dinamica dei ricavi è finalmente tornata positiva, ma con intensità trascurabile se si guarda al dato aggregato. Questo miglioramento ha inoltre lasciato indietro pezzi importanti di manifatturiero come il sistema moda. Si tratta sostanzialmente di una svolta a macchia di leopardo dove non mancano territori e settori che hanno registrato dinamiche negative.

GLI INVESTIMENTI. La discordanza tra indicatori è segno che la svolta è ancora incerta e potrebbe facilmente interrompersi, dimostrando di non essere più di un rimbalzo che prelude all’ennesimo ‘dip’ di questa crisi infinita. Nella prima parte del 2015, inoltre, gli investimenti presentano una ulteriore contrazione del 10,5%, e questo dopo la flessione nel 2014 e dopo un declino di questa variabile che dura da molti anni. Appare poco sostenibile nel futuro una crescita che non preveda una ripresa degli investimenti!
Sicuramente la scarsa propensione ad investire è una scelta motivata e razionale, se non addirittura obbligata, per molte piccole imprese, ma è proprio questo fenomeno che appare poco compatibile con una ripresa a lungo termine e con un ‘riappropriamento’ di una prospettiva di sviluppo nella visione aziendale e in quella dei contesti produttivi locali. A livello di ‘sentiment’ prevale ancora un atteggiamento attendista e di scarsa fiducia in una ripresa robusta ed a lungo termine. Questo porta le imprese a ‘vivacchiare’, a non pianificare e ad effettuare gli investimenti solo strettamente indispensabili.
Al calo degli investimenti si aggiunge la dinamica negativa dei consumi aziendali (-3,7%), indice importante di attività produttiva, che conferma la poca robustezza della svolta positiva del 2015.

LE PROSPETTIVE. Per concludere, l’interpretazione dell’attuale fase congiunturale della piccola impresa in Toscana è quanto mai interlocutoria: alcuni segnali positivi sono arrivati, ma sono ancora troppo deboli e la loro conferma nei periodi successivi non è scontata. Sembra al momento che le piccole imprese orientate alla domanda interna e locale, costruzioni in primis ma anche servizi, abbiano trovano una boccata d’ossigeno, ma non eclatante né generalizzata. Allo stesso tempo preoccupa la flessione del manifatturiero e del sistema moda. Calano ulteriormente gli investimenti delle piccole imprese toscane, e, dagli indicatori, non traspare una particolare vivacità e/o intensificazione della loro attività produttiva.
Il miglioramento del quadro congiunturale è quindi debole. Per avviare davvero una ripresa inclusiva della piccola e micro impresa toscana, dovrebbero essere significativamente rafforzati gli interventi volti a sostenere gli investimenti, la capacità produttiva, la qualificazione e la competitività delle piccole imprese toscane, questo in una logica di sviluppo e di reindustrializzazione compatibile con i nuovi paradigmi di crescita, ed abbandonando definitivamente tutti i retaggi di attendismo e di nichilismo che hanno purtroppo caratterizzato questi ultimi anni.

In allegato il rapporto congiunturale