In: ARCHIVIO COMUNICATI

CNA chiede una normativa regionale per regolamentare attività che nascondono l’abusivismo dietro la foglia di fico degli hobby

Fiere e mercati locali. Tra poco agli appuntamenti settimanali o mensili si aggiungerà la stagione delle feste paesane e di quartiere, quelle a tema o quelle legate a ricorrenze di ogni tipo. E’ l’occasione per porre l’attenzione sugli hobbisti. Chi sono? Privati che commerciano su aree pubbliche e non sono soggetti ad obblighi fiscali, previdenziali e di sicurezza.
“Guai a non riconoscere il ruolo sociale delle attività hobbistiche! – dichiara la Presidente CNA Franca Binazzi – La questione è un’altra. Gli abusi, le illegalità ed il tentativo, talvolta sin troppo evidente, di nascondere dietro a queste forme, vere e proprie attività commerciali”.
Partiamo dai dati. Nella sola provincia di Arezzo, l’abusivismo nel commercio su aree pubbliche registra un giro di affari pari a 15 milioni di euro con relativa evasione fiscale e contributiva di 7,5 milioni di euro (dati CENSIS).
Formalmente l’hobbista ha parametri precisi. E’ colui che vende, scambia, espone creazioni di modico valore, fatte interamente a mano, frutto della propria creatività. Quella dell’hobbista è un’attività occasionale che non prevede il rilascio di documenti fiscali al momento della vendita, non è quindi tenuto al versamento dell’Iva e alla contabilità.
“Il problema – chiarisce la Presidente – è che l’assenza di tracciabilità non consente di verificare l’effettiva occasionalità dell’attività. In più i manufatti realizzati dall’hobbista non devono necessariamente rispettare norme di igiene e sicurezza. Nessuna garanzia quindi sulla qualità del materiale utilizzato e sul processo di lavorazione”.
Cosa succede nella realtà? “In occasione di fiere e mercati locali, è possibile trovare accanto ad imprese, banchi di sedicenti hobbisti che si qualificano come venditori occasionali e commercializzano allo stesso modo ad es. degli artigiani prodotti similari a prezzi straordinariamente più competitivi perché non gravati da costi indiretti e diretti. E può accadere che in caso di controlli a cura delle autorità preposte, la verifica si concentri sulle aziende e non sugli hobbisti, perché di fatto si tratta di soggetti sconosciuti all’Amministrazione finanziaria, a quella previdenziale e alla Camera di Commercio”.
Una situazione di fatto fuori controllo e non più sostenibile.
“Il legislatore – punta il dito Franca Binazzi – nella sostanza ha disciplinato la materia senza fornire strumenti di verifica per cui c’è chi sfrutta l’opportunità fornita agli hobbisti per forzare la situazione, utilizzandola come foglia di fico per ogni tipo di evasione. Mentre le imprese regolari operano in una gabbia fatta di mille sbarre (basti pensare all’Iva al 22%, all’obbligo di emissione di scontrino fiscale e agli adempimenti in materia di igiene e sicurezza), gli hobbisti lavorano in una libera e sconfinata prateria. E’ ovviamente retorico chiedersi chi sopravviverà se molte cose non cambieranno”.
Diventa fondamentale per CNA colmare il vuoto normativo esistente per mettere un freno all’abusivismo dilagante, rappresentato da chi non è un vero e proprio hobbista e cerca solo di eludere le tasse.
In attesa del legislatore, CNA ha già un pacchetto di proposte da porre all’attenzione della Regione Toscana. “Ad aprile saremo in Regione con la nostra proposta di regolamentazione. Chiederemo che gli hobbisti che partecipano a mercatini in Toscana, non possano vendere, barattare, proporre o esporre più di un oggetto con un prezzo superiore a 100 euro, che debbano richiedere al proprio Comune di residenza un tesserino identificativo per la partecipazione ad un numero limitato di manifestazioni all’anno. Il tesserino dovrà essere esposto durante la manifestazione, visibile al pubblico e agli organi di controllo. Ciascun hobbista dovrà consegnare al Comune competente l’elenco dei beni che intende vendere, barattare, proporre o esporre e il relativo prezzo (di valore non superiore ai 1.000 euro), con dichiarazione di provenienza e caratteristiche di ciascun prodotto. Ciascun hobbista dovrà essere munito di un registro valido 2 anni in cui indicare le vendite di ciascun prodotto e – elemento importante – relativa ricevuta di pagamento. Questa la nostra proposta. In Emilia Romagna è già realtà dal 2013. Perché non può esserlo anche in Toscana?”.