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Ad Arezzo il 55,7% del reddito d’impresa è assorbito dalla tassazione

“Per il 2016, purtroppo, il calo della pressione fiscale non si arresta – commenta Franca Binazzi Presidente CNA Arezzo – Il mostro a tre teste (fisco nazionale, regionale e comunale) continua a divorare le risorse e il lavoro. Arezzo sarà anche al 117° posto su 124 città italiane (tutti i capoluoghi di Regione e di Provincia più 11 Comuni) nella classifica nazionale della tassazione della piccola impresa. Nel 2015 eravamo al gradino 108. Ma il barometro segna sempre brutto tempo”.
La stima 2016 dell’incidenza ad Arezzo della tassazione sul reddito d’impresa registra un aumento, seppur minimo rispetto al 2015: dal 55,6% al 55,7% (considerando la somma versata in Irpef e relative addizionali regionali e comunali, Irap, Imu, tassazione rifiuti e i contributi previdenziali).
Per dirla in breve il quadro fornito dal Centro Studi CNA non rende di certo ottimiste le nostre imprese. L’Osservatorio Nazionale ha messo insieme i dati della tassazione nazionale, regionale e comunale applicandoli ad una piccola azienda standard: una ditta individuale manifatturiera, con un laboratorio di 350 mq, un negozio di 175 mq, 5 dipendenti, un fatturato di 431mila euro/anno e un reddito d’impresa di 50mila euro/anno. Di imprese di questo tipo Arezzo è piena.
“Se traduciamo gli indicatori riferiti ad Arezzo in numeri, i risultati fanno cadere le braccia – osserva la Presidente Binazzi – L’impresa aretina dovrà lavorare fino al 22 luglio per pagare le tasse. E dopo? Quanto reddito resta all’imprenditore? Il 44,3% ovvero i 50mila euro nel 2016 sono destinati a scendere a 22.164 euro. Una soglia ampiamente al di sotto di quel tetto di 24 mila euro che permette ai suoi dipendenti di ottenere il bonus Irpef di 80 euro al mese”.
Anche quest’anno i dati dell’Osservatorio CNA restituiscono l’immagine concreta di un fisco insostenibile per le aziende. “Quando si arriva ad incidenze della tassazione sul reddito d’impresa che superano il 73,2%, come nel caso di Reggio Calabria, o di circa il 71,9%, come nel caso di Bologna, con un valor medio nazionale del 61%, si ottengono due risultati – dichiara Franca Binazzi – si fanno morire le imprese in attività e se ne scoraggia l’apertura di nuove. E in più l’analisi mostra l’esplosione delle differenze territoriali: oggi fra la pressione fiscale di un Comune e l’altro ci può essere una distanza percentuale di oltre 20 punti (come tra Reggio Calabria e Gorizia, il Comune più virtuoso)”.
Al dato aretino del total tax rate 2016 (l’insieme delle tasse pagate ovvero il 55,7% del reddito d’impresa) concorrono la tassazione locale (Regione e Comune) che nel 2016 mostra segni di riduzione ma contestualmente si registra l’incremento del 2% dei contributi previdenziali che vanno quindi ad assorbire le risorse disponibili quest’anno.
Prevista sostanzialmente stabile la tassazione comunale: a livello aretino il balzo della tassazione locale si è registrato nel 2012 con l’introduzione dell’IMU (+119%) e nel 2013 con la tariffa per la raccolta rifiuti cresciuta del 27%. Ad oggi, i valori presentano un andamento stabile ad Arezzo e ci auguriamo che le decisioni del Comune nei prossimi mesi non contraddicano questa tendenza.
“Dal lato delle imprese – chiude la Presidente CNA – è irrilevante che sia lo Stato piuttosto che i Comuni ad imporre maggiori tributi, così come è irrilevante la motivazione che determina tali scelte; ciò che conta è il peso della pressione fiscale complessiva sui profitti delle imprese.
Un quadro complessivo insostenibile. Come si può sperare nella ripresa economica quando le nostre imprese sopportano un peso così enorme? È necessario ridurre la tassazione su artigianato e PMI e semplificare, sia a livello centrale sia a livello locale, gli adempimenti che determinano costi indiretti sulle imprese e ne diminuiscono la produttività. Solo così si può restituire fiato e competitività al nostro sistema economico”.