Binazzi CNA: i dubbi sulla creazione di posti di lavoro

Trentaquattro uomini, trentuno donne, età media tra i 40 e i 50 anni. CNA traccia un primo profilo di coloro che hanno richiesto il reddito di cittadinanza nel mese di marzo, da quando cioè è stato possibile inoltrare le domande per ottenere la misura.
Nel dettaglio, tra il 6 e il 31 marzo il Caf dell’Associazione di Categoria ha inoltrato 65 domande, 4 dei richiedenti hanno meno di 30 anni, 11 sono le persone tra i 30 e i 40 anni mentre la fascia più nutrita è quella tra i 40 e i 50 anni, con 18 domande; sostanziosa anche la richiesta tra i 50-60enni con 16 domande. Infine, sono 6 le richieste inoltrate da coloro che hanno tra i 60 e i 66 anni. A queste si aggiungono anche le 8 domande arrivate da over 67, che sono state tramutate in domande per la pensione di cittadinanza, non essendo prevista la misura del reddito di cittadinanza oltre i 67 anni.

Coloro che hanno richiesto l’integrazione del reddito sono per la maggior parte italiani: 50 in totale, cui si aggiungono i 3 richiedenti extracomunitari, i 4 comunitari e gli 8 che di recente hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Quanto alla situazione lavorativa, si tratta di ex lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro oppure casalinghe. In poche parole, a richiedere il reddito di cittadinanza sono soprattutto padri e madri in difficoltà.

“Stimiamo – spiega Alessio Crocini, Direttore del Patronato Epasa-Itaco – che il 70-80% delle domande possa venire accolto. Tuttavia, difficilmente chi ha fatto domanda riceverà i 780 euro di cui si parla: questo infatti è l’importo massimo che viene erogato nel caso in cui una persona si ritrovi senza lavoro, viva in affitto e non abbia nessun deposito né altra fonte di sostentamento. Un identikit che non corrisponde praticamente a nessuna delle persone che si sono presentate ai nostri sportelli”.

A margine delle richieste, CNA torna ad esprimere tutti i dubbi in merito alla misura: “Un’integrazione al reddito, anche se minima, è indubbiamente di aiuto alle famiglie – osserva Franca Binazzi, Presidente CNA Arezzo – Tuttavia, il reddito di cittadinanza nasce come misura riguardante le politiche attive del lavoro ma ci sembra complicato che questa integrazione si tramuti in politica attiva per la creazione di posti di lavoro. Abbiamo già messo in luce come i vantaggi previsti per gli imprenditori che assumano i percettori del reddito di cittadinanza non siano tali da innescare un percorso virtuoso di assunzioni ed investimenti. Ricordiamo che l’incentivo, di cui si può beneficiare solo in caso di assunzione a tempo pieno e indeterminato, consiste nella possibilità di scalare dai contributi dovuti l’importo del reddito percepito per un periodo pari alla differenza tra 18 mesi e i mesi già incassati dal percettore e spetta solo se l’assunzione effettuata costituisce un incremento occupazionale. L’incentivo deve inoltre essere restituito in caso di licenziamento del lavoratore nei 36 mesi successivi all’assunzione, a meno che non sia provata la giusta causa o il giustificato motivo oggettivo. Temiamo che senza l’effettivo sostegno alle imprese in termini di sgravi contributivi, accesso al credito e possibilità di effettuare investimenti, il reddito di cittadinanza resti una mera misura di tipo assistenziale”.