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“È stato fatto un buon lavoro. 250 buyers invitati e gran parte di essi hanno garantito che ci saranno. La speranza è che il loro viaggio, talvolta molto lungo, produca buoni risultati: per noi e per loro. Ma l’orologio della crisi continua a correre e diventa sempre più necessario definire una strategia di sistema per garantire un futuro al nostro settore. Che, è bene precisarlo, non è solo di noi operatori ma dell’intera comunità locale: Arezzo Città dell’Oro non è una frase del libro della retorica ma una concreta realtà, fatta di imprenditori, operai, produzioni, creatività e qualità che la fanno essere ambasciatrice di Arezzo nel mondo”.
Gabriele Veneri, Presidente degli orafi CNA, guarda con preoccupazione lo scorrere del tempo e il permanere della crisi. “Le aziende continuano ad operare in una situazione di grande difficoltà. Chi “legge” questa vicenda dall’esterno, si sofferma sui numeri e sulle percentuali. Chi la vive da dentro, trasforma i numeri in commesse che mancano, in lavoro che non si può più fare, in dipendenti che sempre più faticosamente vengono tenuti a libro paga. E qualcuno si prepara a staccare la corrente: un venerdì sera può essere non l’inizio del week end ma la fine di una storia pluridecennale”.
Strategie e risposte concrete: questo chiede CNA alle istituzioni, nazionali e locali. “La qualità dei nostri prodotti è universalmente riconosciuta. Il made in Italy e il made in Arezzo sono tangibili in qualsiasi vetrina di qualsiasi fiera internazionale. Noi abbiamo creatività, fantasia e stile che vengono da lontano, dalla storia e dalla cultura del nostro paese. Ma questa splendida corazzata, apparentemente invincibile, rischia di arenarsi nei bassi fondali del prezzo e ci impedisce di raggiungere le coste dei mercati internazionali. Paghiamo dazi doganali che altri non pagano, abbiamo un costo del lavoro nemmeno paragonabile a quello dei paesi concorrenti , abbiamo una serie di vincoli che sono solo nostri. Nel mercato globale, la nostra finisce per essere una corsa ad handicap”.
CNA guarda quindi a Governo e Parlamento per una nuova e concreta attenzione al settore orafo ma chiede anche un nuovo impegno da parte del sistema istituzionale locale. “Noi giriamo il mondo e non portiamo con noi produzioni anonime ma gioielli che possono rappresentare Arezzo, farla conoscere davvero come Città dell’Oro, creare una sinergia virtuoso tra produzione e turismo. Crediamo nel nostro lavoro e nella nostra città, consapevoli che possono e devono crescere insieme. L’oro ha oggettivamente contribuito a fare la storia contemporanea di Arezzo. Noi vorremmo che contribuisse anche a scriverne il futuro”.